Se siete di passaggio a Piacenza, fatelo un salto alla trattoria Carrozza. Sapori e umori della città li ritrovate tutti in questa osteria due passi del Po un po’ appartata e poco appariscente all’esterno, la qual cosa in effetti ben riassume il carattere della gente del posto.
Il primo approccio benevolmente ruvido (soprattutto se siete in quindici e non avete prenotato) si scioglie ben presto con l’arrivo in tavola, la sera e nei giorni festivi, di un piattino di benvenuto, solitamente verdure impanate e fritte, nervetti e qualche assaggio di affettato. Il locale è piacevolmente vintage con le pareti invase da collezioni di vecchie sveglie, attrezzi da lavoro, chiavi, macinini, tappi, stadere, casseruole di rame, tutto, perfino una bicicletta appesa, e vanta una sala per fumatori particolarmente apprezzata dai tabagisti. Che sono quelli che vanno via più contenti di tutti perché il locale è anche tabaccheria e ha pure una discreta selezione di sigari.
Il menù spazia in tutto lo scibile della cucina piacentina pur con qualche incursione oltre confine come il fegato alla veneta o la tartare, qui battuta al coltello (e non tritata come accade praticamente ovunque) e proposta con un uovo crudo. Chi invece non volesse sconfinare, come detto, Piacenza la trova nel piatto.
Fra gli antipasti troneggiano gli affettati misti che si possono rinforzare con un cestino di gnocco fritto o con una bortellina che a sua volta si può chiedere rinforzata nella versione con le cipolle da rinforzare a sua volta (ma qui la faccenda comincia a farsi impegnativa) con una bella cicciolata.
Tra i primi, come da prassi, pisarei e fasò, tortelli con la coda, anolini in brodo di terza, tagliolini ai funghi, maccheroni al torchio con sugo alla salsiccia, le chicche della nonna e un pregevole risotto al radicchio e scamorza servito in una forma di Grana Padano.
Tra i vari secondi da citare l’immancabile piccola di cavallo, l’ossobuco con i piselli, il brasato con polenta, la trippa, le lumache e il merluzzo fritto. A pranzo, nei giorni feriali, c’è un menù di lavoro (recentemente ritoccato al rialzo, pazienza…) che permette di assaggiare le specialità principali a costi comunque contenuti.
Di buon livello anche la carta dei vini e la lista dei dolci. Il vino rosso si beve nelle scodelle. Se vedete qualcuno che se le rigira stranito, al tavolo di fianco al vostro, magari è una famiglia tedesca di passaggio. Spiegate loro il da farsi.
La domenica è giornata di bollito misto con purè, mostarda e salsine varie di contorno. Riconcilia con l’esistenza. Se siete di passaggio a Piacenza di domenica – manco a dirlo – è un ulteriore motivo in più per fare un salto alla Carrozza.