Quella che fu “trattoria e commestibili” conserva tra le sue mura un pezzo di storia della ristorazione piacentina. In attività fin dal 1932, il Ristorante Faccini trova in Giacomo (Faccini per l’appunto) il capostipite di una famiglia di osti che lo gestisce tuttora.
Le due sorelle Paola e Barbara si dividono tra sala e cucina, volti e mani di quell’ospitalità familiare tanto apprezzata quanto in via d’estinzione. Se riuscite ad intercettarlo, scambiate due parole con Alessandro, che rappresenta perfettamente la terza generazione della famiglia, condividendo i valori storici che hanno animato il locale, con in più uno sguardo (culturale e anche tecnologico) verso l’esterno. Sebbene dotato di molti coperti, la cucina non va in affanno neppure nei giorni di grande affluenza e la qualità delle preparazioni è sempre all’altezza. Seduti al tavolo capiterà di sentire frasi tipo “May I have some more bortellina, please?” o “A glass of gutturnio wine, thank you”: il locale è infatti meta sia di turisti sia degli uomini d’affari che frequentano le aziende meccaniche della zona. L’impianto del locale è quello delle classiche osterie emiliane nelle quali si entra dal bar e poi ci si accomoda nelle varie sale da pranzo.
Il menù alla carta viene consegnato ai commensali ma il personale sarà pronto a recitarlo a memoria e consigliare i piatti del giorno. I canoni classici della tradizione piacentina ed arquatese sono rispettati con l’aggiunta di qualche piatto di pesce di mare. L’antipasto misto propone bortellina con sei tipi di salume (coppa, salame, pancetta, spalla cotta, culaccia e culatello), giardiniera e insalata russa fatte in casa: davvero eccellenti. Gli altri antipasti sono stagionali: in autunno si trovano cose come tortino di zucca e funghi o tortino con carciofi e cipolla.
Ed arriviamo al meglio: i primi e tra questi un trionfo di paste ripiene: tortelli classici con ripieno di erbette e ricotta, alla zucca (ricotta e zucca, niente amaretto, come vuole la tradizione piacentina), al ripieno e sugo di culatello, e col ripieno d’anatra; commoventi. Pisarei e fasò, anolini arquatesi (senza carne) in brodo, gnocchi alle carote e basilico, tagliolini freschi al tartufo completano il quadro.
I secondi si caratterizzano per gli arrosti e le lunghe cotture, ma includono anche carne alla griglia e poi c’è sempre un piatto di pesce di mare. Citiamo l’immancabile faraona alla creta, la coppa arrosto, guancialini di maiale o brasato di cinghiale con polenta. I dolci sono molti e vari, e vanno da semifreddi alla sbrisolona.
La carta dei vini è ben curata, si trovano praticamente tutte le migliori etichette locali e di tutte le fasce di prezzo, molti vini italiani e francesi. E’ usanza che alla richiesta di un calice di vino venga ne aperta una bottiglia (di vino locale), versato un bicchiere e lasciata poi la bottiglia sul tavolo. Alla fine verrà fatto pagare il vino secondo il consumo. Ci sono anche diversi vini al bicchiere da abbinare ai dolci.