“Tre Ganasce” è un nome che evoca antiche suggestioni gastronomiche piacentine, fin da quando la trattoria si trovava all’inizio di via Sopramuro, tra i tanti appetitosi presidi che connotavano la zona di piazza Cavalli fino agli anni ’80 e che sono poi scomparsi, insensatamente “immolati” ad uffici, banche e negozi (La Zocca, Sant’Ilario, Pasquino, l’Agnello, il Gotico tanto per citarne qualcuno.
La location attuale di via San Bartolomeo, nel cuore popolaresco di Piacenza, fa immaginare, al potenziale avventore in procinto di recarvisi, l’atmosfera di una trattoria genuina, “alla buona”, dove ritrovare i sapori ma anche i profumi forti delle osterie di una volta
Andrea – il simpaticissimo titolare – è cresciuto a una scuola d’eccezione: i suoi maestri sono stati Renato e la Carmen, nei lunghi anni in cui ha lavorato come cameriere all’Agnello. E i loro insegnamenti non sono stati vani poiché nel suo piccolo tempio della territorialità gastronomica piacentina ha riproposto quella cucina ruspante e genuina, casalinga ma di qualità che connotava il celebre ristorante di piazza Cavalli.
Già l’amouse bouche che propone il locale induce il buon umore, con croccante polenta ammorbidita da saporita pancetta Dop, la rituale “pistè ad grass” ed una selezione di salumi che va oltre la tradizione piacentina.
I primi celebrano la nostra tipicità con tutti i grandi classici (tortelli, pisarei e anolini) e in aggiunta anche piatti della tradizione contadina povera, ma oggi molto apprezzata, come le zuppe nonché fantasiose proposte stagionali. I secondi riportano alla mente, all’olfatto e al palato i gusti dei pranzi domenicali di casa nostra: può uscire un sontuoso piatto di bolliti misti ma anche un cotechino in umido con le patate. Insomma, i piatti che preparavano le nostre nonne, riletti dalla virtuosa moglie di Andrea. I dolci sono sono tutti rigorosamente di preparazione autoctona.
L’atmosfera è più soft ed elegante rispetto a una normale trattoria, ma non deve trarre in inganno, si respira comunque un’aria informale e popolaresca. E la carta dei vini si appalesa adeguata interamente concentrata sulle cantine nostrane in linea con una cucina così spiccatamente autoctona.